L’Aquila, il dopo terremoto visto dai ragazzi

Delegazione di Avane in Abruzzo
La trasferta, parte finale del percorso di approfondimento iniziato nelle stanze del Centro Giovani nel mese di novembre, è durata due giorni
SHARE
Empoli, 28 gennaio 2013 – “Pareti che non ci sono più, oggetti di casa ben in vista dalla strada. Silenzio, desolazione. Un paesaggio, quello dell’Aquila, che ti mette di fronte a una frattura ancor oggi netta tra il prima e il dopo terremoto del 2009”. Il racconto è dei ragazzi del Centro Giovani di Avane che hanno deciso di fare un sopralluogo a L’Aquila e dintorni.
“Dire che la realtà supera l’immaginazione in questo caso non è rispolverare una frase fatta – dice Marco Peruzzi, uno degli educatori in trasferta – Passare in una strada sulla quale si affacciano case ancor oggi ‘aperte’ dalle quali fanno capolino gli oggetti di tutti i giorni, come se i tre anni e mezzo che ci dividono da quella tremenda scossa non fossero trascorsi, non è facile. I ragazzi nei prossimi giorni avranno molto su cui riflettere”.
Abbiamo raggiunto Marco sulla via del ritorno. La trasferta, parte finale del percorso di approfondimento iniziato nelle stanze del Centro Giovani nel mese di novembre, è durata due giorni: partenza sabato, il ritorno ieri sera.
“I ragazzi hanno lavorato in maniera autonoma – prosegue Marco, alla guida del gruppo con la collega Laura Naldi – c’è chi ha fatto video, chi interviste, altri che si sono occupati delle registrazioni”. Della spedizione anche il fotoreporter Andrea Corridori.
Tanti i racconti delle persone che hanno aperto la porta delle loro case. “Siamo stati nelle new town, paesini fatti di casine in legno e muratura. Un impatto forte – racconta Marco – Gli abitanti ci hanno accolto bene, avevano voglia di raccontarsi anche se rivivere quei momenti evoca loro immagini dure. C’è chi ci ha raccontato di esser rimasto ore sotto la scrivania in attesa dei soccorsi, chi di essersi scavato un varco con le mani. Storie forti, raccontate da giovani e meno giovani con punti di vista diversi, frutto forse anche della diversa capacità di adattarsi alle difficoltà. Nelle new town, un signore sui 75 anni ci ha spiegato che non è male la vita lì anche se l’obiettivo per tutti è tornare a casa, quella vera”.
All’Aquila la musica è un’altra. La città è deserta: pochi i negozi, meno gli abitanti, nel centro storico. “C’è un senso di rassegnazione – continua l’educatore – Parlando con la gente, purtroppo non siamo riusciti a incontrare le istituzioni, abbiamo avuto l’impressione che in pochi credano che qualcosa possa cambiare. C’è una frattura tra persone e città”.
I ragazzi hanno incontrato anche il professor Raffaele Colapietra, l’unico rimasto a vivere in centro dopo il terremoto. “Ci ha raccontato lo stato d’animo degli aquilani, il senso di malinconia – conclude Marco – di come per molti il ritorno nelle case di una volta non sia poi così scontato”.
Incontri e racconti che non hanno saziato la fame di capire come si “vive dopo” di Alessandra Matteoli, Alessio Castaldi, Alessio Catania, Beatrice Naldi, Enea Brughier, Fabio Di Giovanni, Gabriella Todisco, Gemma Chiarito, Giovanni Spirito, Greta Bagnoli, Greta Chiarito, Ilenia Niccolai, Leonardo Pucci, Noemi Chiarito, Simona Pitronaci, Simone Ottoveggio, Tommaso Sani e Ismaele Procaccio: alcuni stanno già pensando di andare avanti e fare tappa tra i terremotati dell’Emilia.
di Samanta Panelli

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *