Calcio Sociale: trasferta a Roma, tra pallone e integrazione

“La bellezza può passare per le più strane vie” è una scritta che campeggia su un piccolo cavalcavia al Corviale, Roma. Di fronte, per quasi un chilometro, si estende il Serpentone: un palazzone di cemento nato durante il boom e diventato il simbolo della fatiscenza delle periferie romane. Da qualche anno è in corso un’opera di riqualificazione e, quindi, ecco che la bellezza si è manifestata per le più strane vie, quelle del Corviale. Lo ha fatto soprattutto con il Campo dei Miracoli, dove la dichiarazione di intenti è incisa sulla cancellata esterna. “Vince solo chi custodisce”.

In questo ambiente è nato e vive il Calcio sociale, il progetto che si è esteso con grandissimo successo anche a Avane. Alla periferia di Empoli, perché il tema delle periferie è tutt’altro che esterno. Il simbolo del Calcio sociale è il sole che nasce dalle periferie, in pratica la bellezza che passa da un luogo inaspettato. Venerdì 21, sabato 22 e domenica 23 settembre davanti al Serpentone è andato in scena il ‘Triangolare della Spiritualità‘, una tre giorni di calcio e non solo. José Mourinho dice che chi sa solo di calcio non sa niente di calcio; al Corviale, ma anche a Avane o a Torino o a Cagliari o a Civitanova Marche, sono dello stesso parere, anche se con una sfumatura diversa. Qui il calcio è un veicolo, è il mezzo con cui si abbattono le barriere.

Juri Stabile, responsabile del progetto, assieme a altri educatori del Centro Giovani Avane (gestito dalla Cooperativa Il Piccolo Principe) è andato a Roma per il weekend. Da Empoli sono partiti in trentadue, alcuni un po’ timorosi per l”esordio’, altri carichi per l’esperienza, altri ancora un po’ diffidenti perché le novità un fondo di diffidenza ce l’hanno sempre. Sono tornati tutti col sorriso sulle labbra e con la voglia di ripetere l’avventura. Senza retorica, Stabile racconta: “Sul bus del ritorno c’era chi ancora parlava della pinsa romana o delle nuove amicizie strette al campo. In totale c’erano ottanta persone, dai 7 ai 70 anni. Nelle facce dei ragazzi si vedono le emozioni pure. C’erano ragazzi e ragazze di tutte le culture e religioni, ma avevano voglia di stare assieme”. A tal proposito vale la pena sottolineare come, nel gruppo in arrivo dal CGA, fossero presenti anche alcuni richiedenti asilo: data la bontà del progetto dei Cas di Empoli, avevano ricevuto un permesso speciale dalla prefettura per partire verso Roma. Il pallone è un pretesto e stavolta si è avvalso di una ‘partnership’ di Serie A. L’Empoli Fc ha deciso di venire incontro ai ragazzi del Centro Giovani, come già aveva fatto in passato. Se qualche anni fa furono un incontro didattico e un torello con Maccarone e Paredes, stavolta gli azzurri si sono superati e hanno rinsaldato il legame con Avane. L’Empoli ha regalato le magliette autentiche dei calciatori di Andreazzoli e al Campo dei Miracoli l’azzurro della prima maglia e il bianco della seconda sono stati protagonisti indiscussi. “All’Empoli va un ringraziamento speciale perché ha sostenuto il progetto e ha fatto sentire i ragazzi orgogliosi”, afferma Stabile, “L’Empoli però non è stato presente solo con le maglie. Abbiamo collaborato nella settimana della memoria col ricordo di Carlo Castellani. Come l’Empoli anche il Comune e l’assessore Fabrizio Biuzzi hanno aiutato il progetto”.

Il Calcio sociale di Roma è una realtà un po’ differente da quella empolese, ma solo perché è più radicato e può contare su una base numericamente più ampia. Ha addirittura una scuola calcio, che usa la didattica calcistica del Barcellona per ampliare la mente dei ragazzi e far imparare loro a giocare a pallone e a stare assieme. Il Campo dei miracoli è stato costruito dai volontari e adesso è un centro sportivo da fare invidia a molte società che, troppo spesso, puntano a vincere e non a insegnare qualcosa ai giovani. La palestra è anche un centro congressi e ha ospitato gente da Avane, ma anche da Civitanova Marche, Torino e Cagliari, oltre ai padroni di casa capitolini. Il tutto in un’atmosfera conviviale che ha portato tutti i giocatori a essere anche relatori, cuochi, esploratori e molto altro. In tre giorni i ragazzi hanno potuto cucinare (pollo, riso indiano e pinsa), hanno conosciuto la realtà del Serpentone, hanno giocato a calcio, hanno riso, cantato e ballato. Il messaggio inviato al mondo esterno è chiaro: non solo si può trovare bellezza ovunque, ma è da questa bellezza che nasce l’integrazione, la coesione sociale. Il Triangolare è stato infatti realizzato insieme al Dipartimento delle Pari Opportunità UNAR per confrontarsi sui temi dell’integrazione. “Quando un immigrato è veramente integrato in una nazione, in questo caso l’Italia, ride come rideva nel suo paese di origine. Ci vogliono mesi, molto più spesso anni. Eppure, quando c’è un pallone di mezzo si torna a ridere sempre, a essere felici” è quanto dice Ahmad Ejaz, giornalista pachistano di stanza a Roma da una vita.

Massimo Vallati, deus ex machina del Calcio sociale romano, è sulla stessa lunghezza d’onda. Per lui il calcio è inclusione, e ci mancherebbe altro. Non lo fiaccano né lo piegano neppure alcuni atti vandalici al Campo dei miracoli, che ospita le frequenze di Radio Impegno. È convinto di ciò che sta impresso sul cancello e nella mente di tutti coloro che lo varcano, vince solo chi custodisce. E gli empolesi, ma non solo loro, possono dunque dirsi soddisfatti di aver vinto custodendo. “Ci siamo sentiti a casa, ringraziamo Massimo e tutti i ragazzi del calcio sociale”, conclude Stabile, “Noi di Empoli torniamo a casa più forti, più carichi per il 2018-19 che è alle porte. I nostri ragazzi sono fieri di aver partecipato a occasioni di crescita, di pensiero, di riflessione come questo torneo”. Sì, perché sul campo si è disputato pure un torneo a squadre miste. Se volete sapere i risultati, chi ha vinto e chi ha perso, probabilmente non avete capito lo spirito del Calcio sociale e dovete ripartire dal via.

 

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